Nuove prospettive, solite difficoltà | gennaio 2025
1️⃣ La Polonia è alla guida della presidenza del Consiglio Europeo: ti raccontiamo il programma e cosa succederà a Lublino nei prossimi mesi.
2️⃣ A dicembre il governo italiano ha deciso di non rinnovare il fondo per il contrasto della povertà educativa minorile e a pagarne il prezzo sono bambin- e ragazz- a rischio esclusione sociale.
3️⃣ Cambia prospettiva, diventa protagonista: entra in Europiamo!
Presidenza polacca dell'UE: giovani al centro per connettere l'Europa
di Clara Zaffino
A marzo si terrà l’EU Youth Dialogue a Lublino, in Polonia… Ma partiamo dall'inizio: cos'è l’EU Youth Dialogue? E perché proprio in Polonia?
La Presidenza del Consiglio dell'UE
La presidenza polacca, iniziata a Gennaio 2025, rappresenta un momento di grande importanza, soprattutto dopo il ritorno al governo liberale guidato da Donald Tusk, perché offre l’opportunità di rilanciare l’immagine del paese come un attore costruttivo e progressista.
Ruolo e funzioni: coordinare i lavori dell’istituzione, rappresentandola nei rapporti con il Parlamento e la Commissione Europea, e facilita gli accordi tra gli Stati membri.
Struttura a trio: La Polonia guida il semestre insieme a Danimarca e Cipro, con priorità comuni che includono sicurezza, transizione energetica e coesione sociale.
Durata limitata, impatto strategico: Ogni Paese ha sei mesi per promuovere i propri obiettivi, lavorando nel contesto delle priorità definite dal trio.
Le priorità dichiarate dalla presidenza polacca si concentrano principalmente sui temi della sicurezza europea …e i giovani in tutto questo?
Ci sono, seppure nelle ultime pagine del programma! Si parla infatti dell’Education, Youth, Culture and Sport Council (EYCS).
Tra le proposte della nuova presidenza troviamo:
Sostegno ai giovani artisti: attraverso iniziative che valorizzino il talento creativo e offrano risorse per esprimersi;
Rafforzamento dell'identità europea tra i giovani: con programmi educativi e culturali per consolidare il senso di appartenenza all’UE;
Creazione di una strategia di comunicazione per il Dialogo dell'UE con i Giovani: volte ad aumentarne visibilità e impatto;
Integrazione della prospettiva giovanile nelle politiche chiave: garantendo che i giovani siano parte attiva del processo decisionale.
L'enfasi sulle politiche giovanili -seppur in coda al programma- riflette una consapevolezza dell'importanza strategica di coinvolgere le nuove generazioni per il futuro del Paese e dell'Unione Europea. Investire nei giovani significa non solo promuovere lo sviluppo culturale e sociale, ma anche garantire una forza lavoro qualificata e innovativa, capace di affrontare le sfide future.
EU Youth Dialogue: una piattaforma di Partecipazione
Tra le iniziative più rilevanti della presidenza c’è l’EU Youth Dialogue, un meccanismo che coinvolge i giovani europei in un ciclo di consultazioni locali, nazionali e transnazionali. Ogni ciclo dura 18 mesi, in parallelo al ciclo della presidenza del Consiglio.
Lublino – già EU Youth Capital nel 2023 – è stata scelta come sede della Conferenza Europea dei Giovani. La città non rappresenta solo un simbolo di innovazione e inclusione, ma anche un ponte geografico e culturale verso l’Ucraina.
L’EU Youth Dialogue mira a garantire che le opinioni e le esigenze dei giovani siano prese in considerazione. ONG, giovani decisori politici, esperti e gruppi informali partecipano a discussioni sui principali temi di interesse: mobilità giovanile, educazione, opportunità lavorative e rafforzamento del senso di appartenenza all’UE. Le raccomandazioni finali vengono presentate ai responsabili politici dell’Unione per influenzare le future decisioni in ambito giovanile.
Ogni ciclo dell’EU Youth Dialogue si concentra su un obiettivo centrale. Quello attuale è l’EU Youth Goal #1: Connettere l’Europa con la Gioventù. Tra i sotto-obiettivi principali troviamo:
Garantire un dialogo significativo e un coinvolgimento attivo dei giovani in tutte le fasi del processo decisionale dell’UE;
Rafforzare la fiducia dei giovani nel progetto europeo, affrontando il deficit democratico e la mancanza di trasparenza;
Istituzionalizzare la valutazione dell’impatto delle politiche UE sui giovani.
Come dichiarato dal ministro polacco dell’istruzione, è essenziale accrescere la fiducia fiducia dei giovani nell’Unione Europea, rendendoli protagonisti delle politiche europee.
La Sfida della Partecipazione
Sebbene l’EU Youth Dialogue rappresenti una piattaforma importante, resta da chiedersi se questi metodi di coinvolgimento siano sufficienti a rispondere alle esigenze di una popolazione giovanile sempre più disaffezionata. Il recente Anno Europeo dei Giovani (European Year of Youth) ha dimostrato un impegno da parte della Commissione UE, ma è fondamentale tradurre queste iniziative in azioni di lungo termine.
Questa presidenza offre un’occasione unica per rafforzare il senso di appartenenza dei giovani all’UE e costruire un’Unione che rifletta le loro aspirazioni.
Si può dare… di meno! La povertà educativa in Italia è un problema ma non una priorità
di Federica Nestola
A fine dicembre 2024, il governo ha deciso di non rinnovare il Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, un’iniziativa che dal 2016 ha garantito opportunità educative a centinaia di migliaia di bambin- e ragazz- in difficoltà. La scelta è passata quasi sotto silenzio nei grandi dibattiti politici, ma ha scatenato l’indignazione di chi lavora ogni giorno con la marginalità e l’esclusione sociale. Ancora una volta, chi governa taglia laddove le conseguenze non si vedono subito, dove il danno non fa rumore e si vedrà solo in futuro, e dove il disagio si misura in vite bloccate e occasioni perse.
Cosa si perde con il taglio del fondo?
In otto anni, il fondo ha finanziato oltre 800 progetti e coinvolto più di 9.500 enti del Terzo Settore, raggiungendo quasi 600.000 minori. I numeri parlano chiaro: si trattava di uno degli strumenti più efficaci per combattere la povertà educativa, in un paese dove il 23% dei minori vive in condizioni di povertà relativa.
I progetti finanziati non erano semplici attività di supporto scolastico: contrastavano la dispersione scolastica, fornivano supporto psicologico, favorivano l’inclusione digitale e sociale, garantivano l’accesso alla cultura e allo sport. Se c’era una possibilità per tant- bambin- di avere un futuro migliore, era anche grazie a queste iniziative. Ora, questa opportunità viene meno e tante possibilità si sgretolano.
La risposta del Terzo Settore e delle amministrazioni locali
Le reazioni di chi ha a che fare con la povertà educativa ogni giorno - giustamente - non si sono fatte attendere. Le associazioni che operano sul territorio hanno espresso sgomento, denunciando l’assenza di qualsiasi valutazione sull’impatto del fondo prima di eliminarlo. Liviana Marelli, del Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA), ha sottolineato che la decisione è stata presa senza coinvolgere chi ogni giorno si occupa di questi problemi.
Anche diverse città si sono mobilitate. Gli assessori di Roma, Milano, Bologna, Napoli, Torino, Firenze, Bari, Bergamo e Perugia hanno inviato una lettera al ministro dell'Istruzione, Giuseppe Valditara, chiedendo il ripristino del finanziamento. Ma dal governo, almeno per ora, nessuna risposta concreta.
La difesa del governo: un tentativo di rassicurazione che non convince
Di fronte alle critiche, la viceministra del Lavoro e delle Politiche Sociali, Maria Teresa Bellucci, ha dichiarato che non ci saranno tagli e che sono previsti 300 milioni di euro nei prossimi cinque anni per sostenere le politiche di contrasto alla povertà educativa.
Ma c'è un problema: non c'è alcuna certezza su come questi fondi verranno distribuiti. Non c'è un piano chiaro, non ci sono dettagli su chi potrà beneficiarne e, soprattutto, non è chiaro se questi soldi andranno a colmare il vuoto lasciato dalla cancellazione del fondo. Sappiamo bene come funzionano certe promesse: si parla di risorse disponibili, ma intanto chi opera sul campo viene lasciato senza strumenti.
Un modello che funziona si cancella, ma senza un'alternativa
Il problema non è solo la mancanza di fondi, ma il messaggio politico che si manda. L’Italia è un paese in cui l’istruzione pubblica è sempre più fragile, dove le disuguaglianze educative si allargano, e dove il successo scolastico dipende sempre di più dal contesto socio-economico di partenza.
Il Fondo per il contrasto della povertà educativa aveva un grande merito: non sostituiva la scuola pubblica, ma la rafforzava, lavorando laddove il sistema educativo tradizionale non arrivava. Eppure, invece di potenziarlo, lo si cancella, senza che ci sia una vera alternativa. E la cosa più grave è che tutto questo avviene senza discussione, senza un dibattito pubblico, come se fosse una questione secondaria.
Chi paga il prezzo di questa scelta?
La risposta è semplice: bambin- e ragazz- delle periferie, delle aree interne, delle città dove la scuola non riesce ad arginare la povertà. Sono loro che si troveranno senza doposcuola, senza aiuti per l’apprendimento, senza quegli spazi sicuri dove crescere.
Non è un caso che il fondo sia stato tagliato così, senza clamore. La povertà educativa non fa rumore, non protesta, non sciopera. Ma è un’emergenza reale. Perché i danni reali di questa cosa non sono un problema di oggi ma soprattutto di domani, perché sarà sempre più complicato costruirsi una vita dignitosa se la scuola - o chi per lei - non ce la fa.
Cambia prospettiva, diventa protagonista
L’Italia e l’Europa di oggi e di domani non si costruiscono da sole: servono giovani protagonist-, organizzazioni attive e una rete solida capace di portare avanti battaglie concrete per un’Europa più accessibile, partecipativa e sostenibile. Questo è il cuore della nostra mission in Europiamo, network che connette giovani e associazioni attive all’interno dei programmi europei Erasmus+ e Corpo Europeo di Solidarietà, trasformando il loro impegno in un motore di cambiamento per le politiche giovanili in Italia e in Europa.
L’attivismo giovanile non può esistere senza spazi di confronto e senza una rappresentanza adeguata nei processi decisionali. Siamo parte di iniziative come Europa Porta Europa, una coalizione che mira a rafforzare il progetto europeo, e Erasmus+ Coalition, impegnata nella definizione del futuro del programma Erasmus+ 2028-2034. Queste azioni non sono semplici adesioni simboliche, ma strumenti di advocacy concreti per portare avanti istanze giovanili - collettive - nei contesti istituzionali.
Essere parte di Europiamo significa anche accedere a risorse, formazione e strumenti per sviluppare le proprie competenze e rafforzare la propria realtà associativa. Offriamo formazione gratuita sulla progettazione europea e occasioni di scambio tra organizzazioni per sviluppare pratiche efficaci di youth work. In un settore in cui spesso le piccole organizzazioni faticano a trovare supporto, Europiamo crea connessioni e sinergie per trasformare idee in azioni concrete.
Fare parte della rete significa anche avere un ruolo nella promozione della cittadinanza attiva. Con iniziative come Generazione_E e Officine Europa, portiamo le opportunità europee nelle scuole e nei territori e avviciniamo i giovani alla progettazione europea. Con il nostro festival Uè Giovane! rendiamo la partecipazione giovanile una realtà che rompe le bolle.
Se credi in un’Italia più giovane e in un’Europa più partecipata, questa è la tua rete. La campagna di tesseramento 2025 è aperta, per individui e associazioni. È il momento di trasformare l’attivismo in impatto reale, cambiare prospettiva e diventare protagonista. Vieni a farti un giro!
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