Quali diritti e quali spazi? | ottobre 2024
1️⃣ Il DDL Sicurezza non è ancora legge, ma i suoi effetti sulla nostra libertà di espressione sono già qui. Che fare?
2️⃣ La EU Youth Conference ha riunito giovani da tutta Europa che hanno formulato una serie di raccomandazioni per migliorare la qualità di vita di giovani nelle aree rurali.
3️⃣ Il secondo capitolo della rubrica SOS partecipazione ci dà le coordinate per orientarsi tra le opportunità di volontariato, mobilità europea e partecipazione civica.
DDL Sicurezza e Attivismo - in che direzione stiamo andando?
di Ilaria Bernabei e Clara Zaffino
La deriva repressiva dell’attuale governo continua. Il 18 settembre 2024 la Camera dei Deputati ha approvato il disegno di legge (ddl) “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell’usura e di ordinamento penitenziario.” Il cosiddetto decreto sicurezza 1660 è passato grazie a 162 voti favorevoli, 91 contrari e tre astenuti ed è ora all’esame del Senato.
La norma rinominata "anti-Gandhi" prevede l’introduzione di una trentina di modifiche al codice penale e mira a criminalizzare le proteste pacifiche e il dissenso. Nello specifico vi è la comparsa di venti nuovi reati, l’estensione di sanzioni e aggravanti e l’inasprimento delle pene previste per reati già esistenti. Il tema della sicurezza viene ormai sbandierato come l’assoluta priorità del governo Meloni - misure repressive vengono introdotte come unica risposta e mostrano l’incapacità di accogliere i reali bisogni dell- cittadin-.
Il disegno di legge si basa su una visione di sicurezza repressiva fondata su punizioni e non su una logica di uguaglianza tra individui. Ciò che ne consegue è quindi una limitazione delle libertà civili. In particolare gli articoli più problematici, analizzati anche dall’Associazione Antigone, sono i seguenti:
Articolo 11: trasforma il blocco stradale, precedentemente illecito amministrativo, in illecito penale. Vi è poi un’aggravante nel caso in cui il blocco attuato con il “proprio corpo” è commesso da più persone riunite, con una pena che va da sei mesi a due anni di reclusione.
Articolo 14: aumento della pena in caso di violenza commessa nei confronti di un agente di polizia, ponendo quest’ultimo in una posizione di maggiore privilegio.
Articoli 18 e 20: introduzione del reato di rivolta - nel primo articolo all’interno di un istituto penitenziario e nel secondo all’interno dei centri di detenzione amministrativa. Nuovamente, invece di prevenire e ridurre i motivi di disagio si preferiscono dei mezzi autoritari che minano il diritto di protesta.
Tali disposizioni potrebbero limitare in modo significativo le possibilità di protestare, minando uno dei diritti fondamentali di una democrazia: manifestare pacificamente per esprimere le proprie idee e rivendicazioni. Infatti, vi è un evidente contrasto con l’articolo 21 della Costituzione italiana, per cui “tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.
Numeros- attivist-, ONG e organizzazioni per i diritti umani hanno espresso forti preoccupazioni per il DDL Sicurezza, considerato da molt- come un pericolo per il diritto di espressione e di dissenso democratico. Inoltre, non è necessario che il decreto venga pubblicato in Gazzetta Ufficiale per avere già delle conseguenze. Più fonti dimostrano come la polizia abbia inasprito le misure preventive - perquisizioni, identificazioni e sproporzionato utilizzo di mezzi sono all’ordine del giorno. In alcune manifestazioni, l- partecipanti hanno dovuto adottare livelli di cautela elevati, come se il diritto di protesta fosse ormai percepito come un rischio. Diversi episodi documentano come l’ambiente repressivo stia già influenzando la possibilità di scendere in piazza. Per esempio, sono frequenti le segnalazioni di identificazioni preventive e sequestri arbitrari di materiale di protesta senza alcuna giustificazione.
Questo clima non fa altro che disincentivare le persone a partecipare attivamente alla vita pubblica, acuendo una tendenza già preoccupante: le manifestazioni di piazza, da anni in diminuzione, potrebbero subire un ulteriore calo e scoraggiare intere generazioni. Fino ad ora, alcuni movimenti giovanili sono riusciti ad influenzare le istituzioni - il movimento verde e Fridays For Future hanno infatti contribuito alla nascita del Green Deal europeo. Ma ora, con ridotte possibilità di partecipazione e visibilità politica, quali spazi e azioni rimangono all- giovani nella società per esprimere il proprio dissenso? Quali spazi per un cambiamento civico?
Nonostante le sfide, ci sono ancora realtà sane che portano speranza. Abbiamo infatti avuto l’opportunità di confrontarci sul tema con Luca T. di Fridays for Future Torino, il quale ha evidenziato come la chiave per contrastare questo tipo di misure risieda nella sensibilizzazione e nell’informazione. Dimostrare che essere cittadin- informat- e attiv- non è un crimine, ma un esercizio consapevole dei nostri diritti, è fondamentale. Attraverso la diffusione della consapevolezza e l’educazione civica, il movimento può resistere e ricordare a tutt- che l’attivismo è una forza sana e necessaria per una democrazia.
Il Dialogo Europeo sulla Gioventù e la EU Youth Conference a Budapest
di Martina Tresca
La Conferenza Europea sulla Gioventù (EU Youth Conference) è un evento chiave del Dialogo dell’UE con i Giovani, nato per facilitare il confronto tra giovani, responsabili politici e organizzazioni della società civile in Europa. L’ultima edizione si è tenuta a Budapest lo scorso mese, nell'ambito del decimo Ciclo di Dialogo che si focalizza sullo Youth Goal #3, “Società Inclusive”, con una particolare attenzione all- giovani che vivono nelle aree rurali. L- partecipanti alla conferenza includono giovani delegat- nazionali, rappresentanti di organizzazioni giovanili e funzionari dell’UE, impegnati a comprendere le sfide dei giovani nei contesti rurali e a formulare raccomandazioni per migliorare il loro accesso alle opportunità.
Perché le aree rurali? La Presidenza ungherese e le politiche giovanili
L’Ungheria, attualmente alla guida del Consiglio dell’UE fino a dicembre 2024, ha reso prioritaria la promozione dell’inclusione sociale nelle zone rurali e remote. Mentre l’Europa è in rapido invecchiamento e l’urbanizzazione cresce incontrollata, molte aree rurali sono lasciate indietro, con un accesso limitato a servizi fondamentali e opportunità economiche e culturali. Di conseguenza, le iniziative attuali cercano di affrontare questi squilibri e di sostenere l- giovani nelle aree rurali attraverso progetti come Erasmus+ e Corpi Europei di Solidarietà.
Europiamo, che da mesi collabora con i Comuni e le organizzazioni giovanili nelle zone non-urbane, ha partecipato alle consultazioni organizzate dal Dipartimento per le Politiche Giovanili. Siamo convint- rimangano molte sfide: l’educazione non formale non è sempre accessibile all- giovani nelle aree rurali ed interne, e l’accesso alle informazioni sui programmi europei è spesso ostacolato da barriere linguistiche, oltre che socio-economiche. Le organizzazioni giovanili chiedono maggiore supporto per ridurre questi ostacoli e aumentare il coinvolgimento delle nuove generazioni nei processi decisionali e nella vita pubblica locale, nazionale ed europea.
I risultati della Conferenza ed i prossimi passi
La Conferenza ha prodotto una serie di raccomandazioni, che pongono l'accento sull’adozione di misure per rafforzare la coesione economica e sociale. Un punto in particolare chiede di rendere le aree rurali e remote più attrattive per l- giovani. Questo bisogno è emerso anche durante uno degli ultimi eventi che abbiamo organizzato nel contesto del progetto Erasmus+ “Europe Goes Rural”, di cui siamo parte: proprio come evidenziano le raccomandazioni della Conferenza, anche l- giovani della XIII Comunità Montana in Italia hanno espresso una forte necessità di iniziative che permettano di scardinare i pregiudizi, supportare nella costruzione di un dialogo intergenerazionale accessibile a tutt-, e creare spazi comuni per condividere idee per il futuro. Queste raccomandazioni serviranno da guida per il lavoro dei decisori politici e delle istituzioni nazionali ed europee nei prossimi mesi. Noi, dal canto nostro, possiamo e dobbiamo utilizzarle come strumento di pressione per garantire che le priorità delle politiche giovanili siano prese in considerazione ed indirizzate verso le zone più marginalizzate.
Ci auguriamo che, grazie a questo ciclo di Dialogo, l'UE e gli Stati Membri implementino progetti concreti per rispondere alle esigenze dell- giovani nelle aree rurali e rafforzino le reti locali di supporto. Iniziative come la Youth Conference, oltre che promuovere network a livello intersettoriale ed internazionale, così come scambio di buone pratiche, dovrebbero permettere, prima di tutto, all- stess- giovani provenienti da contesti svantaggiati di parteciparvi. Inoltre, i temi affrontati durante i Cicli di Dialogo devono allinearsi con l’agenda politica Europea, permettendo all- giovani di contribuire attivamente e concretamente alle politiche Europee.
Ciò può e deve avvenire attraverso il coinvolgimento diretto delle organizzazioni giovanili, partendo dai bisogni e dalle idee che queste raccolgono, per facilitare così una partecipazione reale, attiva e consapevole.
SOS Partecipazione - Strumenti, Opportunità e Spazi: capitolo 2
di Gianluca Rossino
Questa breve rubrica all’interno di Precarie tratta le diverse parole chiave che possiamo associare al concetto di partecipazione giovanile. Che si parli di diritti, strumenti, meccanismi, risorse o di opportunità, è fondamentale tenere a mente che non esiste un’unica ricetta per concretizzare la partecipazione civica. Per questo è quindi importante avere a mente anche quali canali (digitali e non) ci possono aiutare ad approfondire il tema.
In particolare, questo secondo capitolo presenta alcune tipologie di attività a cui è possibile prendere parte, sia a livello locale che internazionale. Queste sono occasioni per attivarsi, vivere nuove esperienze, promuovere impatto sociale ma anche migliorare le proprie prospettive lavorative. Anche se nulla è scontato, lo spirito con cui si partecipa farà la differenza, e il potenziale è enorme, per cui: mettetevi in gioco!
Partiamo dalle opportunità di volontariato e servizio civile:
Servizio Civile Universale (SCU): Il Servizio Civile è un’opportunità di volontariato finanziata che consente alle nuove generazioni di dedicarsi al servizio della comunità, promuovendo valori come la solidarietà, la pace e l’integrazione. Al Servizio Civile possono partecipare giovani di età compresa tra i 18 e i 28 anni. Ogni progetto ha una durata variabile, da 8 a 12 mesi, e generalmente prevede un impegno settimanale di 25 ore. In Italia, è previsto un compenso mensile di circa 507 euro. Scopri di più qui.
Il Corpo Europeo di Solidarietà (ESC): un programma promosso dall’Unione Europea per incoraggiare la solidarietà e il volontariato tra giovani, con esperienze che possono durare da 2 a 12 mesi e si svolgono in vari contesti e su diversi temi, e tutte le spese sono coperte dai fondi europei. Scopri di più qui.
Invece, per quanto riguarda l’universo della mobilità europea giovanile tramite il programma Erasmus+, potreste partecipare a:
Scambi giovanili, che includono almeno 2 gruppi nazionali ma possono arrivare fino a 10-12 Paesi coinvolti, il cui aspetto fondamentale è il confronto interculturale, ma anche l’apprendimento informale e non formale, che va aldilà del programma di attività giornaliere. Scoprite di più sul nostro sito dedicato.
Corsi di formazione, seminari e visite studio, che sono principalmente opportunità mirate a youth worker, facilitator-, educator-, giovani motivat- a sviluppare le proprie competenze su temi specifici, che possono supportare lo sviluppo professionale. Anche qui, date un’occhiata al nostro sito.
Se parliamo invece di opportunità più formali, legate alle politiche giovanili ma non solo, potreste considerare di partecipare ad attività, riunioni e consultazioni pubbliche indette, per esempio, da enti locali, consulte e forum giovani. Questi canali sono fondamentali per garantire il punto di vista di giovani nell’ambito delle politiche pubbliche.
Se invece guardiamo al livello nazionale, sempre sulla stessa lunghezza d’onda, vi suggeriamo di consultare abbastanza spesso piattaforme come:
Giovani2030: la casa digitale creata dal Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale per chi cerca nuovi strumenti e nuove sfide per crescere e trovare la propria strada. Su questa piattaforma trovate anche informazioni sulla Carta Giovani Nazionale (CGN), uno strumento digitale che promuove sconti e agevolazioni su esperienze, manifestazioni sportive, culturali e di intrattenimento.
I canali social del CNG (Consiglio Nazionale Giovani): dove vengono lanciate annualmente call per trainer, per il loro ufficio legislativo, che organizza diverse attività di consultazione sui principali temi politici (ambiente, sanità, sport, inclusione, lavoro). Il CNG si occupa inoltre, per l’Italia, del Ciclo di Dialogo Giovanile europeo (quello di cui abbiamo parlato qui sopra), un meccanismo formalizzato di consultazione e coinvolgimento giovanile in tutti i Paesi dell’UE.
La lista, come magari avrete letto nel capitolo precedente di SOS Partecipazione, potrebbe andare avanti ancora a lungo, ma per oggi ci fermiamo qui.
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